Bottega del Restauro e della Fantasia

Portando un mobile o un complemento da arredo da restaurare o riciclare si risparmia imparando

redazionali 20 novembre 2009

Il Restauro Dolce

Il Restauro Dolce è una particolare forma di restauro finalizzata a migliorare l’aspetto estetico,la funzionalità e la conservazione del mobile.

L’intervento si basa essenzialmente sulla salvaguardia della finitura originale e dell’aspetto che il mobile ha acquisito nel tempo e sull’esecuzione di interventi il più possibile localizzati.

Il Restauro commerciale prevede i seguenti interventi: trattamento antitarlo,lavoro di falegnameria finalizzato a ricostruire le parti mancanti,la sverniciatura,la stuccatura,la creazione di un tono di fondo omogeneo,la rilucidatura.

Il Restauro dolce, invece, studia lo stato di conservazione valutando la presenza di eventuali restauri e integrazioni al fine di decidere se mantenerli o rimuoverli. Particolare cura è dedicata all’operazione di pulitura superficiale col duplice scopo di togliere lo strato di sporco e verificare lo stato della finitura. Questa operazione farà emergere una finitura originale abbastanza compatta che verrà rivitalizzata, dopo il trattamento antitarlo,con “miste” a base di trementina o petrolio e olio di lino. In presenza di macchie indelebili è consigliabile tenere la macchia piuttosto che riportare il legno “a vergine”. Quindi vengono sostituite le parti mancanti e rese simili all’originale con tecniche di decorazione che consentono la loro dissimulazione. Le fessure che si fossero create tra le assi dello schienale vengono richiuse con strisce di stoffa grezza fissate con colla animale.

Infine si riempiono i fori dei tarli con cera leggermente colorata. Una sottile mano di cera finale, tirata con un panno di lana, concluderà il lavoro.

Il Restauro Dolce potrebbe essere considerato come una salvaguardia temporanea del mobile nell’attesa di sottoporlo ad un restauro commerciale che non si intende fare subito.

Tuttavia questo approccio è sempre più richiesto dai committenti perché attribuisce al mobile una valenza tutt’altro che marginale. Carla

Come si apparecchiava nell’800

Come prepareremo la tavola per il cenone di Natale? Oltre ai cibi gustosi e saporosi  sicuramente

metteremo decorazioni allegre ed in tema. Possiamo forse ispirarci al passato? Vediamo……….

Nell’800 il modo di apparecchiare la tavola presso le nobili famiglie europee era quello della corte francese, da qui il modo di dire “servizio alla francese”. Consisteva in due turni o

imbandigioni” ed una terza detta “servizio di credenza”.La prima imbandigione era composta da 32 portate diverse sistemate tutte insieme sulla tavola con una simmetria precisa ed un colpo d’occhio di grande effetto per i commensali in procinto di prendere posto.Difronte ad essi si trovavano il piatto, le posate ed il tovagliolo ma non i bicchieri.

Il padrone di casa aiutato da 3 ospiti a lui più intimi, sovrintendeva al servizio di acqua e vino.

Accanto a ciascuno dei 4 “coppieri” era sistemato un secchiello con acqua e ghiaccio, per mantenere in fresco le bottiglie, e una “navella” o bacino ovale anch’esso pieno d’acqua dove erano immersi i bicchieri a testa in giu.Quando il commensale voleva bere faceva cenno al cameriere il quale gli avvicinava il bicchiere, preso dalla navella, portandolo su un piccolo vassoio. Finito di bere il bicchiere veniva ripreso e reimmerso nella navella a sciacquare pronto per le prossime bevute.

Dopo la prima imbandigione era servito un punch gelato, più tardi sostituito dal sorbetto composto da frutta fresca e vini pregiati: Madera,Porto,Malvasia.

Quindi la tavola veniva ripulita e spazzolata completamente dai vassalli e venivano cambiati  piatti posate e tovagliolo.

La seconda imbandigione consisteva in arrosti,selvaggina,pesci di grosso taglio, sempre in 32 portate.Ciascuno si serviva da solo utilizzando le grandi posate sparse sulla tavola oppure, per le pietanze più distanti,chiedendo aiuto al cameriere.

Il terzo servizio era riservato al dessert e chiamato “servizio di credenza”, anch’esso composto da 32 scelte di frutta, praline,biscotti,gelatine,frutti canditi,frutta secca,pasta reale,confetti,cioccolatini. Il “credenziere”,oggi pasticcere, era tra le figure più importanti della servitù.

Gli addobbi della tavola, durante il periodo napoleonico,erano sfarzosi: statuette di porcellana che suggerivano episodi mitologici e sistemate su una specchiera adornata con sabbia e pietre colorate.

Con la Rivoluzione Francese e nei tempi che seguirono questi fasti tramontarono;tutta la scenografia venne sostituita con decorazioni di fiori e frutta in grandi vasi e le imbandigioni si ridussero ad una oltre al servizio di credenza. Contemporaneamente bicchieri e bottiglie comparvero vicino ai commensali che potevano servirsi da soli.

Il servizio alla francese venne poi sostituito dal “servizio alla russa”  secondo il quale, al momento di sedersi, i commensali trovavano già sulla tavola antipasti e frutta.Le minestre erano servite direttamente nei piatti e le pietanze erano presentate su vassoi posti alla sinistra di ogni commensale che si serviva da se. Fu introdotto per la prima volta il Menu che veniva posto al centro della tavola davanti ad ogni coperto.

Simile  questo era il “servizio all’inglese” che si affermò alla fine dell’800 e che somigliava molto al servizio attuale nei ristoranti.

Carla

Occhio all’acquisto!!

Molto spesso vi sarà capitato andando per mercatini e fiere di sentirvi decantare un oggetto o una credenza, piuttostoche un comò, come appartenenti ad epoche che “fanno gola”…impero,fine ottocento, decò…. Attenzione! Non tutto è oro ciò che luccica, per di più è molto frequente trovare “assemblaggi”,ricostruzioni,taroccature insomma. Troppe volte ho constatato di persona mercanti acquistare all’estero e prevalentemente nei paesi dell’est, pezzi di mobili o semplicemente vecchi legni a prezzi irrisori se non gratis. In seguito nei laboratori si passa alla “creazione” così una credenza azzoppata e senza ante, diventa una libreria fine 800, uno stipo sfondato diventa una cassapanca primi novecento,ecc.ecc.

Si antichizza con lucido da scarpe,catraminoa, si usa olio rosso a profusione, si montano pomelli e maniglie comprate a peso da ferrivecchi o rigattieri domenicali.

Allora che si fa? Ci si documenta.Oltre ad ottime e semplici pubblicazioni sulla storia degli stili nell’arredamento  reperibili in ogni buona libreria, è utile leggere ogni tanto le riviste specializzate nel settore come “La gazzetta dell’antiquariato”, “Antiquariato” e simili e soprattutto non tralasciare le rubriche curate dagli esperti che, in ogni numero della rivista, analizzano diversi oggetti (con foto) sottoposti loro dai lettori e ne valutano sia l’epoca che il valore monetario.

Ma se il vostro interesse non si ferma ad un’infarinatura,  utile purtuttavia superficiale, e siete a Roma, contattatemi. Carla

“Come” restaurare?

All’inizio dell’Ottocento le problematiche relative al restauro assumono una grande rilevanza dal momento che i francesi, allora padroni dell’Europa, grazie alle campagne di Napoleone Bonaparte, rastrellano grandi capolavori che convogliano a Parigi destinazione Louvre.Da allora le questioni inerenti al quando e al come restaurare un oggetto, un dipinto, un mobile, rappresentano una fonte di dubbi che ogni appassionato di antiquariato deve spesso affrontare.

Una prima fondamentale distinzione è quella tra il cosiddetto restauro commerciale e quello museale. Nel primo caso si tende a garantire la piacevolezza dell’oggetto,eliminando i danni più deturpanti, nel secondo si lasciano in evidenza gli interventi per favorire l’esame il più possibile oggettivo dell’opera stessa.

Negli arredi, certi elementi facilmente deperibili, vengono sostituiti senza che questo sia considerato un danno grave. I piedi sono spesso di sostituzione e anche il fondo a volte non è quello originale. Certo le sostituzioni devono rispettare il carattere del mobile; le applicazioni in metallo, bocchette e piedini, per esempio, possono essere sostituite, se mancanti, con copie dello stesso stile, mentre eventuali puliture non debbono privare il mobile della patina originale del tempo.

Se questa regola della ricerca del maggior rispetto possibile dell’aspetto originario, è rispettata (scusate il bisticcio di parole), gli interventi non influenzano in maniera sensibile il valore commerciale dell’oggetto.

L’unico danno considerato grave,dunque, è quello che modifichi l’aspetto o la funzione stessa del pezzo, per esempio la trasformazione di una serie di cassetti in ante. Infine, considerato il costo degli interventi, bisogna stare attenti a non affrontare una spesa che può rivelarsi esagerata rispetto al valore dell’oggetto da restaurare.

carla

Papier machè

Il mobile è bello ed utile ed è una cosa viva che invecchiando matura ed acquista fascino e va trattato con qualche particolare riguardo.

I mobili si acclimatano all’ambiente che li ospita tanto che il legno si conforma agli alti e bassi di temperatura caratteristici del punto esatto dove è sistemato reagendo persino agli spostamenti da un punto ed un altro della stessa stanza. Può essere questa la causa dell’allargarsi o restringersi delle vecchie screpolature e fessure o dell’aprirsi di nuove.

E’ la fibra, la venatura, il canale energetico del legno; la disposizione errata delle venature tra legno e legno provoca gravissimi inconvenienti: piani imbarcati o solcati orizzontalmente, piani ondulati, la fronte dei cassetti arcuata verso l’esterno per tutta la sua lunghezza. Tutti questi aspetti sono gravi esteticamente e gravi anche da un punto di vista di un eventuale restauro. Spesso non è possibile trovare un rimedio come può succedere che lo stesso inconveniente si ripeta dopo breve tempo.

Quando è necessario sostituire parti mancanti o troppo deteriorate ci si deve aspettare che col tempo questo restauro, pure eseguito a regola d’arte, diventi evidente: i pezzi ricostruiti ed il resto del mobile invecchiano con ritmi inevitabilmente diversi:

Ma per i mobili, in particolare quelli di piccole dimensioni, non c’è e non c’è stato solo il legno come materia prima. Gli arredi in papier maché (cartapesta) furono prodotti addirittura su scala industriale in Francia e in Inghilterra nella seconda metà dell’ottocento.

Come apparvero sul mercato riscossero grande successo creando una moda che si diffuse rapidamente. Tavoli e sedie sono tra i mobili più richiesti. Tipici i pezzi a fondo nero con incrostazioni in madreperla, ma altrettanto caratteristici esemplari a fondo rosso, verde e blu sui quali spiccano mazzi di fiori, cineserie, arabeschi e paesaggi. Oltre alla decorazione pittorica e alle incrostazioni di madreperla a volte sono presenti anche inclusioni di pietre dure.

Il papier machè è un composto di carta macerata e colla mescolato con abbondante gesso per dare consistenza, resistenza e indurimento alla sua forma.

La tecnica di lavorazione ha origini antichissime; si trovano reperti archeologici cinesi che risalgono a prima di Cristo. Non si sa come sia giunta in Europa questa strana lavorazione, ma nel pieno del rinascimento la cartapesta era già diffusa. Il massimo dello splendore del papier machè è raggiunto in Francia nel periodo di Napoleone III e in Inghilterra nell’età vittoriana.

Carla

 

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